Ushpizin
Shalom e Shanah Tovah a tutti voi, carissimi amici e lettori di Vivi Israele. Chi ha festeggiato Rosh Hashanah, spero che lo abbia fatto nella maniera più gioviale possibile, apprestandosi all’ancora più introspettivo Yom Kippur.
Restando in tema festivo, ma spostandoci un po’ più in là, a Sukkot. Per la rubrica “I simboli dell’ebraismo”, voglio, infatti, parlarvi di una figura particolare quella degli Ushpizin (אשפיזין), gli “ospiti”. In occasione della festività di Sukkot è abitudine invitare nella propria capanna degli ospiti per i pasti. I kabbalisti di Safed del 16/mo secolo introdussero l’uso di invitare simbolicamente sette personalità bibliche chiamate Ushpizin – un termine aramaico che significa “ospiti” e che, a sua volta, deriva dal latino “hospes” – uno per ciascuna notte festiva, a simboleggiare le Sefirot (emanazioni divine).
Abbiamo, dunque
Abramo (amore e bontà): Chesed
Isacco (forza): Ghevurah
Giacobbe (bellezza): Tiferet
Mosè (vittoria): Netzakh
Aronne (splendore): Hod
Giuseppe (fondamento): Yesod
Davide (regno): Malkut
La tradizione
Ed ecco che, dopo aver recitato una speciale benedizione, è usanza raccontare delle storie o cantare canzoni o ancora studiare dei testi riferiti alle singole personalità ospiti di quella notte. Un kabbalista del 16/mo secolo: Menahm Azariah, noto anche come RaMaH di Fano, elenco sette figure femminili, corrispondenti alla sette Sefirot inferiori: Sarah, Miriam, Deborah, Hannah, Abigail (moglie di Davide), Khulda la profetessa ed Ester.
Altre figure femminili
negli anni, sono state suggerite un po’ come controparte dei tradizionali Ushpizin maschi. Ad esempio, Rebecca, Rachele, Leah, Asnat (moglie di Giuseppe) e Tzipporah (moglie di Mosè). Ancora oggi, comunque, non esiste una lista ufficiale di sette donne “Ushpizin”. Col passare dei secoli, molti artisti ebrei crearono delle tabelle artistiche, usando simboli e calligrafia particolari, che indicavano, giorno per giorno, i vari Ushpizin.
Concludo, dicendo che non si può parlare di Ushpizin, senza far riferimento a un bellissimo film (in ebraico, sottotitolato in inglese), di cui avevo già parlato in passato e al quale vi rimando.
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Photo: da www.judaicaplace.com