Se volete respirare l’atmosfera di uno shtetl dell’Europa Orientale di metà dell’Ottocento, restando, però, in Medio Oriente, allora dovete per forza fare una passeggiata nel quartiere di מאה שערים (Mea Shearim), di Gerusalemme, che significa le “cento porte” (o cancelli). Il quartiere, fondato nel 1874, fuori dalle mura della città vecchia, prende il nome dall’omonima strada rehov (via) Mea Shearim. Laggiù vivono gli ebrei haredi, ovvero gli ultraortodossi e conservatori.
Il nome “mea shearim” deriva da un versetto della Parashah (Toledot) che è stata letta la settimana in cui l’insediamento fu fondato: “Isacco seminò in quel paese, e trovò in quello stesso anno il centuplo: tanto lo benedisse il Signore. (Bereshit 26, 12).
Il quartiere è molto osservante dei precetti della Torah, quindi attenzione a come vestite e a quando entrate. All’ingresso, non a caso, ci sono dei cartelli che invitano i turisti a vestire in maniera pudica. Niente scollature, ombelichi scoperti, ma camicie con maniche lunghe e gonne sino al ginocchio.
I capelli delle donne sposate, inoltre, devono essere coperti. Durante lo shabbat, poi, attenzione a non fumare, a non usare il cellulare o altri apparecchi elettrici.
Così come è vietato mangiare in pubblico, durante i giorni di digiuno, tipo Yom Kippur, che sarà celebrato da venerdì prossimo (29 settembre), fino alla sera del 30 settembre. Attenzione pure a fotografare, perchè non sempre è gradito e rischiate di farvi cacciare in malo modo.
Alla fine, siamo noi che entriamo in casa di altri e dobbiamo portare rispetto, visto che nessuno ci obbliga a visitare il suggestivo quartiere, colmo di negozi che vendono articoli di “judaica“, molti anche di importazione.